La tecnofobia e la paura del “buio”

“The unknown troubles on your mind”
Iron Maiden, Fear of The Dark

Gentil dame e nobili messeri, buongiorno. Nei diversi articoli che abbiamo sottoposto alla vostra attenzione, abbiamo quasi dato per scontato l’utilizzo della tecnologia e l’accettazione di essa da parte dell’intera popolazione. Tuttavia questo è lungi dall’essere reale. Principalmente per questo motivo, quanto vi sarà proposto in questo articolo sarà una valutazione del significato che la tecnologia ricopre per l’intera umanità, o la maggior parte di essa. Saranno considerati i motivi per cui è possibile affermare che la tecnologia sia ignota, estranea, innovativa, rivoluzionaria, … insomma, tutte le caratteristiche che la rendono qualcosa di cui avere paura e trattare con distacco, da cui stare a distanza. Affinché ciò sia reso possibile, saranno suggeriti alcuni articoli al riguardo.
Lor signori sono pronti per affrontare questo percorso? Che il viaggio abbia inizio!

La definizione

Come primo fatto è opportuno definire la questione di cui tratteremo: in generale la paura della tecnologia possiede un nome, che per l’appunto è tecnofobia. Questa fobia, la cui etimologia deriva da due termini greci (technē, cioè arte, e phobos, cioè paura), è descritta come paura persistente, anomala e ingiustificata verso la tecnologia. Essa può riguardare anche il rifiuto categorico di entrare in contatto con qualsiasi sua forma. In particolar modo la tecnofobia riguarda l’intelligenza artificiale e la robotica, compreso l’impatto che queste hanno sulla vita degli esseri umani. Questo termine tecnico compare negli anni ’70 , tuttavia non esiste ancora una definizione univoca e precisa che descriva “uno stato d’ansia attuale o relativo a futuri usi del computer o tecnologie ad esse correlate, attitudini globali negative nei confronti del mezzo e delle operazioni che permette e dell’impatto sociale delle stesse, dialogo interno critico e negativo durante l’utilizzo o al solo pensiero di usarlo” (Larry & Maguire, 1990). La tecnofobia attualmente è considerata un disturbo invalidante e pertanto è inserita all’interno della quarta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV).

La paura dell’ignoto

In un precedente articolo venivano anticipate alcune implicazioni a cui l’innovazione tecnologica può portare e tra le diverse implicazioni contemplate, compariva l’effetto che essa può avere sul mondo del lavoro. In questo senso alcuni individui possono sviluppare la paura di essere sopraffatti dai robot nello svolgimento del proprio lavoro ed essere in seguito “declassati”, termine preso in prestito da Isaac Asimov.

Possiamo affermare che in generale tutta la tecnologia ci faccia paura e che essa sia sempre potenzialmente pericolosa? Bè, ci sono, come sempre, le eccezioni del caso. Ricordiamo, probabilmente non per esperienza diretta, le prime opinioni riguardo l’utilizzo dei telefoni cellulari: si riteneva potessero essere la causa dell’isolamento sociale e della fine delle interazioni sociali. Questo fatto, ahimè, è avvenuto, tutti i giorni ne osserviamo gli effetti, magari qualcuno di noi disapprova l’attaccamento ai dispositivi mobile, ma si fa nulla per contrastare questa tendenza. Nonostante ciò, sono davvero poche le persone che condannano l’abuso della tecnologia e parallelamente non ne fanno uso. Indubbiamente è difficile immaginare di non fare affidamento alla tecnologia, quando l’intera società ci si affida e ricorre ad essa. Poniamoci il seguente interrogativo: è solo questione di “abitudine” e “addomesticamento”?

Paura di una dipendenza

Inoltre, è verosimile supporre che esista un ulteriore motivo per cui temiamo la tecnologia. Nel paragrafo precedente sono stati utilizzati i termini “abitudine”, “abuso”: perchè? Bè, è molto semplice. Quante volte in media al giorno consultiamo il nostro smartphone? Con quale frequenza ci affidiamo ad esso per paura di sbagliare? Quanto spesso in una situazione imbarazzante fingiamo di ricevere una chiamata o di leggere un messaggio? Questa, a mio avviso, può essere considerata una forma di dipendenza. E per quale motivo non dovrebbe impaurirci e scoraggiarci? Per approfondire questo aspetto, vi invito a leggere questo articolo (NB. è in inglese, semplice, spero non sia un ostacolo per la vostra sete di conoscenza!).

Questo non è tutto (indubbiamente): rimane l’aspetto di onnipotenza e infallibilità che contraddistingue le macchine dagli esseri umani. Quindi, dovremmo temerle (teniamo presente che queste creazioni derivano dalla mente e delle mani di altri esseri umani, simili a noi) perchè ci potrebbero sorpassare? Provate ad assistere alla conferenza di Garri Kasparov (il maestro di scacchi che giocò contro IBM Deep Blue) riguardo la possibilità di cooperazione tra uomini e macchine.

Un possibile trattamento

In questo post sono stati affrontati differenti aspetti connessi con la tecnofobia, principalmente è stata posta l’attenzione sull’accettazione da parte degli uomini del lavoro svolto dalle macchine e dal ruolo che esse hanno all’interno della nostra vita. Tuttavia è stato tralasciata la questione più specifica che riguarda questa paura. Considerando la natura di questa fobia, è verosimile supporre che esista almeno un possibile trattamento per questa. Ma è davvero così? Al momento un’esigua porzione dell’umanità è affetta da questo disturbo e una percentuale ancora minore di questo gruppo riceve una diagnosi di tecnofobia. Dunque, risulta difficile identificare una terapia opportuna al trattamento della fobia presa in esame. Ciononostante, gli effetti negativi causati da essa sono dovuti a bias cognitivi, i quali ricevono supporto da credenze ed informazioni sbagliate. Dunque, in ultima analisi, appare evidente che una buona “dose” di conoscenza risulti essere sempre utile.

In conclusione vi invito a riflettere sul ruolo che alcuni film fantascientifici possono ricoprire nella creazione di immaginari apocalittici in cui l’umanità sarà messa in pericolo dalle macchine, intese come IA, robot, etc. Se volete approfondire questo tema arricchito di esempi tratti da film, potete leggere il post I robot e la nostra paura verso la tecnologia.

 

A presto con nuovi articoli dal mondo della simulazione!

Mara

 

 

Fonti:

  • http://www.fobie.org/tecnofobia.html
  • Dinello, D. (2005). Technophobia: Science Fiction Visions of Posthuman Technology
  • https://www.mitpressjournals.org/doi/10.1162/leon.2008.41.2.169
  • . http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/hitech/2017/03/23/tecnofobia-e-la-nuova-paura_df25dc54-a517-4c69-aaa1-08ccdabf90a5.html
  • http://www.crescita-personale.it/disagio-psicologico/1912/tecnofobia-cause-e-terapie/6283/a
  • https://www.ted.com/talks/garry_kasparov_don_t_fear_intelligent_machines_work_with_them
  • https://www.huffingtonpost.com/greg-cootsona/why-do-we-fear-the-future_b_9860612.html

2 thoughts on “La tecnofobia e la paura del “buio”

    Interessante! Mi interessa l’analisi letteraria di Asimov a confronto con altri autori. I suoi scritti sono di un’epoca in cui i computer erano apparsi da poco e già subito nascono temi come la paura della perdita di controllo sulle macchine…

      Mara
      on said:

      Ciao! Innanzitutto ti ringrazio per il commento e, sì, è particolarmente saliente questo aspetto riguardo la paura della tecnologia, ne sono esempio le tre leggi (insieme con la legge zero) messe a punto da Asimov. L’autore, infatti, attraverso queste leggi cerca di limitare le azioni dei robot e renderli il più innocui ed utili possibile.
      Oltre a questo aspetto, si sollevano dilemmi etici e morali, ad esempio: essendo un robot “prodotto” dagli esseri umani, è loro “schiavo” e, in quanto oggetto, deve obbedire ad essi in qualsiasi situazione? Qualunque essere umano, in caso di necessità, potrebbe disattivare il robot (provocandone di fatto la morte) senza incorrere in indagini? A ben pensare, questi diversi scenari sono presenti tanto nei libri di Asimov quanto in molti film fantascientifici che trattano il tema dei robot.

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