Realtà virtuale: un ausilio all’istruzione?

Buongiorno a voi che leggete questo articolo, siete pronti per un nuovo viaggio nel mondo della simulazione? Assicuratevi all’albero maestro della nave e lasciatevi trasportare dalla voce ammaliante della conoscenza … che il viaggio abbia inizio!

Alcune premesse

Come da tradizione, il titolo dell’articolo è un interrogativo; ti sorgerà spontanea una domanda: per quale motivo il titolo è così costituito? Lascia che ti spieghi brevemente quanto avrei dovuto spiegarti tempo addietro. Trovo che il miglior modo per conoscere sia porsi interrogativi e solamente colui o colei che sa di non sapere (citando Socrate) si ponga nella posizione più conveniente, lasciando che le novità e le informazioni lo sfiorino e lo incuriosiscano. Inoltre un interrogativo, quale il titolo di questo post, lascia aperto il dialogo e fa sì che ognuno di voi possa rispondere come meglio ritiene al quesito che è posto, senza l’influenza di un preconcetto. Inoltre nel mondo della simulazione, in particolare se si tratta di realtà virtuale, è pressoché impossibile stabilire cosa sia giusto oppure sbagliato; esistono semplicemente differenti opinioni sull’impiego di quest’ultima, come si può constatare leggendo gli articoli precedenti, concernenti il rapporto tra RV e giornalismo e RV e arte.

Gli strumenti tecnologi nelle scuole

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un maggior coinvolgimento degli studenti attraverso l’uso di strumenti tecnologici, basti pensare agli e-book, alle lavagne multimediali, ai video realistici che ben illustrano quanto è spiegato dalla voce narrante. Potremmo definire questi come innovativi metodi di insegnamento, il cui intento è quello di coinvolgere maggiormente gli studenti allo studio della materia e auspicare che essi possano appassionarsi e trovare alcuni argomenti più interessanti. In questa sede eviterei una disquisizione sul ruolo che un maggior coinvolgimento può avere sulla memorizzazione di un determinato particolare, poiché non sarebbe pertinente con gli argomenti affrontati in questo blog. Tuttavia questo aspetto è di notevole importanza se si considera l’impatto che la realtà virtuale ha sui soggetti che la utilizzano. Possiamo forse negare che l’immedesimazione, il coinvolgimento e le emozioni esperite contribuiscano al mantenimento del ricordo di un’esperienza? Questo sarebbe in netta opposizione con quanto si prefigge di fare l’Immersive Journalism, di cui si parlava qui.

Esperimento “psicologico”

Vi chiedo di assecondarmi in questo piccolo esperimento, se così può essere definito: provate a leggere la poesia Soldati di Giuseppe Ungaretti.

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

Quali immagini compaiono nella vostra mente? Suppongo alberi in autunno e foglie secche che volteggiano sino a toccare il suolo e probabilmente altro ancora. Se vi dicessi che questa poesia è stata scritta nel 1918 mentre Ungaretti soldato si trovava in trincea, lo scenario immaginato anteriormente subirebbe alcune modifiche? Sarebbe inevitabile; plausibilmente anche il vostro stato emotivo si modificherebbe, soprattutto se nel frattempo vi fosse spiegato il significato della poesia. 

Tutto questo indubbiamente avvicinerebbe il vostro stato emotivo e psicologico a quello del poeta, ma non sarebbe esattamente lo stesso poiché, del resto, l’immaginazione e l’empatia variano da persona a persona, senza considerare il livello di attenzione prestato e il tempo necessario per una spiegazione dettagliata. Ora provate ad immaginarvi seduti al vostro banco mentre indossate un visore 3D, che vi trasporta nel pieno della “vita” di trincea, magari accanto allo stesso Ungaretti di cui state ascoltando i componimenti presenti nella raccolta Allegria.

Considerazioni dell’esperimento

Dunque, qual è il vostro commento al riguardo? Molti di voi presumo siano esterrefatti per una serie di ragioni. Oltre all’impatto emotivo che video simili potrebbero suscitare sugli studenti (consideriamo che questa categoria presenta una fascia di età molto disomogenea), consideriamo quanto gli studenti vogliano apprendere “in prima persona”. E’ vero, in Inghilterra molte lezioni – anche in scuole elementari – avvengono con l’ausilio della RV, ma si tratta pur sempre di lezioni di geografia e scienze, dunque discipline potenzialmente poco traumatiche. Ciò non toglie che un bambino o una bambina si possa sentire a disagio qualora sia sottoposta alla sua attenzione una determinata immagine. In caso si verificasse uno shock da parte dello studente, non essenzialmente di tenera età, chi potrebbe intervenire nell’immediato? Dubito fortemente che un insegnante medio italiano abbia una preparazione adeguata per poter affrontare e gestire una situazione simile. Potrebbe essere identificato un colpevole per lo shock dello studente? Sarebbe estremamente complesso definire le eventuali colpe e stabilire gli effettivi ruoli che le diverse componenti hanno giocato in questa situazione. Le questioni etiche del caso sarebbero numerose e porterebbero ad effetti di non trascurabile importanza.

Esistono aspetti positivi

Non obbligatoriamente le lezioni con l’ausilio della realtà virtuale presentano solamente aspetti negativi. Per esempio questa tecnologia potrebbe essere sfruttata per la spiegazione di discipline che si avvalgono dell’esperienza in laboratorio, quali chimica, biologia e medicina. Le simulazioni di laboratorio potrebbero avere come oggetto l’evoluzione di alcuni batteri dannosi per la salute umana, la reazione risultante dall’unione di più sostanze chimiche, lo stadio di avanzamento di alcune patologie e malattie contagiose, etc. Così facendo si risolverebbe agilmente la problematica relativa alla sicurezza dei laboratori, la cui apertura richiede numerosi fondi economici.

Il ruolo degli insegnanti?

Un’ultima considerazione prima di concludere: sono state affrontate alcune implicazioni cui un uso della realtà virtuale da parte dell’insegnamento potrebbe condurre, però è stato trascurato il modo in cui gli studenti imparano. Esistono diversi compromessi cui scendere anche in questo frangente: sappiamo che il potenziale di apprendimento è di gran lunga maggiore in caso di esperienze di realtà virtuale, però sappiamo anche che non è consigliato un uso prolungato dei visori 3D. Dunque si potrebbe ipotizzare di alternare parti di spiegazione del docente a parti di “visione”: in questo caso però non si cadrebbe nella ripetitività e nella noia? Gli studenti avrebbero a disposizione quale tipologia di materiale scolastico su cui studiare? Un libro di testo, per come è conosciuto attualmente, sarebbe anacronistico se affiancato ad un visore 3D, d’altro canto una fonte autorevole da cui trarre informazioni e nozioni è richiesta, specialmente se si considerano contesti universitari.

Ultime considerazioni

Indubbiamente la realtà virtuale rappresenta un valido ausilio all’insegnamento, però questo necessita di alcuni accorgimenti pratici affinché l’intera popolazione studentesca e non studentesca ne possa trarre vantaggio in modo ottimale.

In aggiunta, l’utilizzo della RV cambierebbe il modo di insegnare da parte dei docenti, questi dovrebbero abbandonare la tradizione e la consuetudine per un futuro, per quanto interessante, pur sempre incerto. A questo proposito la storia ci è maestra nell’insegnare quanto sia difficile – ma non impossibile – modificare un’abitudine radicata profondamente nella cultura. Teniamo presente quale sia la porzione di popolazione che utilizza strumenti tecnologici e consideriamo quanto alcune persone siano restie ad accettare ed affidarsi alla tecnologia.

La tecnologia di cui parliamo e che utilizziamo non raggiunge – ancora – i livelli di cui parla Asimov nei propri romanzi, però è pur sempre qualcosa che modifica le abitudini, qualcosa dalle mille potenzialità e qualcosa in continua e rapida evoluzione. Nei romanzi di Asimov si parla di robot che “rubano il posto agli umani”: sembra impossibile e anacronistico? Non più di tanto se ripensiamo alle opinioni generali che seguirono l’introduzione delle macchine nelle catene di montaggio e a molte innovazioni tecniche che hanno soppiantato l’attività umana. Su questo argomento torneremo in seguito, perché necessita di essere trattato con più calma.

 

A presto con nuove provocazioni!

Mara

 

Fonti:

  • https://www.ted.com/talks/michael_bodekaer_this_virtual_lab_will_revolutionize_science_class
  • http://www.classvr.com/
  • Gargano, A. (1996).  I sofisti, Socrate, Platone, La Città del Sole.

2 thoughts on “Realtà virtuale: un ausilio all’istruzione?

    Giovanna
    on said:

    Vorrei complimentarmi per la profondità di esame critico del nascente problema nell’istruzione moderna; a volte non si considerano le conseguenza ed i rischi in cui si può incorrere per quanto talvolta l’iniziativa possa essere valida, validissima!

      Mara
      on said:

      Ti ringrazio per il commento e noto con soddisfazione che sia emerso il punto cruciale della questione, mi auguro che questo possa offrirti uno spunto per ulteriori riflessioni sull’argomento.
      A nome del team Simil_Actio ti auguro una buona permanenza sul nostro blog! A presto

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